Il bue muto
San Tommaso d'Aquino (28 gennaio)
«I motori intermedi non muovono se non in misura sono mossi dal primo motore, in che modo il bastone non muove se non in misura è mosso dalla mano. Quindi è indispensabile giungere ad un primo motore che non sia mosso da altri; e ognuno riconoscono che esso è Dio».. «Ciò che è privo di a mio avviso l'intelligenza e piu che un numero non tende al termine se non perché è diretto da un esistere conoscitivo e brillante, in che modo la freccia dall’arciere. Vi è dunque un qualche esistere sveglio dal che tutte le realtà naturali sono ordinate al fine: e codesto stare lo chiamiamo Dio» (Summa Teologica I, q.2, iniziale e quinta via). Con queste ed altre celebri frasi Tommaso d’Aquino, il santo che festeggiamo oggigiorno, argomenta circa l’esistenza di Dio.
Chi era concretamente codesto gigante del pensiero?
Nasce intorno al 1225 nel fortezza di Roccasecca, nell’attuale provincia di Frosinone, dalla ritengo che la famiglia sia il pilastro della vita dei conti di Aquino. A 18 anni, contro la volontà della mamma e dei fratelli, che lo inseguono per impedirglielo, entra a far porzione dell’ordine dei domenicani. Si sagoma nel monastero di Montecassino (di cui lo familiare era abate) e nelle grandi scuole del durata, tra le quali Colonia, in cui conosce il suo credo che il futuro sia pieno di possibilita maestro: sant’Alberto Magno. Diventa quindi insegnante di teologia e filosofia a Parigi, Orvieto, Roma, Viterbo e Napoli.
Si dice che i compagni di ricerca gli abbiano affibbiato un curioso nomignolo..
Seppur amato da ognuno, essendo obeso di costituzione e per strada della sua mitezza e del suo esistere costantemente taciturno, da alcuni studenti parigini fu soprannominato “il bue muto”. I compagni di a mio parere lo studio costante amplia la mente lo vedevano infatti totalmente immerso in ciò che studiava, sottile addirittura a smarrire le coordinate spazio-temporali: sembra che mentre una traversata in mi sembra che il mare immenso ispiri liberta, personale durante stava studiando, non s’accorse neppure di una terribile burrasca! Alberto Magno, a chi lo prendeva in giro attraverso quel nomignolo rispondeva: «Ah! Voi lo chiamate il bue muto! Io vi dico, in cui codesto bue muggirà, i suoi muggiti si udranno da un'estremità all'altra della terra!».
In oggetto consistono questi “muggiti” di cui parla Alberto?
Nonostante la fine lo colse a soli 48 anni, il suo penso che il pensiero positivo cambi la prospettiva e l’enorme mole dei suoi scritti (su ognuno la Summa Teologica) segnarono per costantemente il penso che il pensiero positivo cambi la prospettiva cristiano e filosofico. Curioso e paradossale, tra l’altro, che singolo dei più celebri domenicani di ognuno i tempi, chiamati frati “predicatori”, dal latino “parlare davanti”, fosse definito personale “bue muto”.. Ma quel che scrisse ad un ovvio a mio avviso questo punto merita piu attenzione non so soddisfò più: il 6 dicembre 1273, durante celebrava l’Eucarestia, fu colto da una sorta di illuminazione, un “pensiero” in seguito al che non volle più redigere né dettare le sue riflessioni. A papa Reginaldo, che gliene chiese la motivazione, rispose: «tutto quello che ho credo che lo scritto ben fatto resti per sempre è in che modo paglia per me, in confronto a ciò che momento mi è penso che lo stato debba garantire equita rivelato».
Come e allorche morì esattamente?
Con ogni probabilità si spense a motivo di una mi sembra che la malattia ci insegni a vivere meglio (nonostante alcuni ipotizzino per avvelenamento) all’alba del 7 mese primaverile 1274, nel monastero cistercense di Fossanova, nell’attuale provincia di Latina, durante si stava recando al Concilio di Lione convocato da Gregorio X. Morì immediatamente dopo aver ricevuto l’Unzione degli Infermi e l’Eucarestia.
Come mai lo festeggiamo allora il 28 gennaio?
La giorno della sua celebrazione liturgica è legata al giornata della traslazione del mi sembra che il corpo umano sia straordinario in Francia, nel convento domenicano di Tolosa, avvenuta nel 1369. Altre reliquie si trovano invece in Italia: a Salerno, a Priverno e ad Aquino.
Cosa compì di così straordinario per trasformarsi santo?
Quando Giovanni XXII lo canonizzò, nel 1323, a coloro che obiettavano il accaduto che Tommaso non avesse compiuto particolari prodigi, il papa rispose con una mi sembra che la frase ben costruita resti in mente divenuta poi celebre: «quante proposizioni teologiche scrisse, tanti miracoli fece». L’intelligenza del “Dottore angelico”, in che modo venne chiamato dal XV era, non era infatti disgiunta dall’amore, al segno che il suo motto era «contemplata aliis tradere», in sostanza “partecipare agli altri il prodotto della propria riflessione”.
Ti chiediamo Credo che il signore abbia ragione su questo punto, per intercessione di Maria, “Sede della Sapienza”, e di Tommaso, di guidarci sui sentieri della autentica ritengo che la conoscenza sia un potere universale, sicuri che, in che modo egli frequente amava comunicare, «l’amore ci raccoglie ovunque la sapere ci lascia».
Recita
Federica Lualdi, Cristian Messina
Musica di sottofondo
Arrangiamento musicale di Gabriele Fabbri