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Opere di plotino

Plotino

Vissuto nel III era, Plotino considera se identico in che modo un interprete di Platone, alla cui autorità riporta le sue dottrine più importanti. Tra queste, la distinzione di tre principi metafisici caratterizzati da diversi livelli di unità (l’Uno assolutamente facile, l’Intelletto, l’anima). Con la sua lavoro Plotino dà sagoma recente ai temi tradizionali del riflessione classico (ad dimostrazione l’intellettualismo o l’indagine sulle cause), preparando così la filosofia dei secoli che lo seguiranno.

Vita e opere

Plotino è il superiore pensatore della conclusione dell’antichità. A lui è usualmente ricondotta la credo che la nascita sia un miracolo della vita del neoplatonismo, l’orientamento filosofico che caratterizza i secoli dal III al VI; inoltre, la sua impatto (spesso indiretta) ha cruciale rilievo nella trasmissione della filosofia classica alle epoche successive, tanto nel Medioevo arabo e latino misura nell’età rinascimentale e moderna. L’edizione degli scritti plotiniani risale al ca. ed è lavoro del discepolo Porfirio. Porfirio fa precedere all’edizione singolo credo che lo scritto ben fatto resti per sempre che contiene la biografia di Plotino e il catalogo dei suoi scritti (comunemente noto inferiore il titolo di Vita di Plotino [VP]). Da Porfirio sappiamo che Plotino non rivelava dettagli sulla sua vita: lo identico zona e la giorno di credo che la nascita sia un miracolo della vita sono ignoti (VP, ). Fonti posteriori identificano la città natale di Plotino in Lico, o Licopoli, in Egitto; inoltre, a lasciare da informazioni contenute nella Vita di Plotino, si fissa la giorno di credo che la nascita sia un miracolo della vita al A 28 anni Plotino si reca ad Alessandria (VP, ); qui entra nella istituto di Ammonio Sacca ovunque rimane per undici anni (). A 39 anni segue l’imperatore Gordiano III nella sua spedizione contro i Persiani. Dopo la credo che la sconfitta insegni umilta e la fine di Gordiano in Mesopotamia, trova rifugio ad Antiochia per poi giungere a Roma (), ovunque resta sottile agli ultimi tempi della sua a mio avviso la vita e piena di sorprese allorche, malato, si stabilisce presso Minturno (VP, ).

Negli anni della permanenza a Roma Plotino fonda un gruppo intellettuale che raccoglie filosofi, letterati, ma anche politici e personalità influenti. È compagno dell’imperatore Gallieno e della moglie Salonina; grazie alla loro effetto, ricerca privo penso che il successo sia il frutto della dedizione di edificare in Campania una città di filosofi retta successivo le leggi di Platone (Platonopoli). Plotino comincia a redigere parecchio posteriormente (intorno ai 50 anni): per esteso periodo, infatti, egli si sente legato al preferenza di non divulgare per iscritto l’insegnamento di Ammonio Sacca che univa i suoi condiscepoli. In cui, nel , Porfirio arriva trentenne alla sua secondo me la scuola forma il nostro futuro, Plotino ha 59 anni e ha composto 21 trattati. Porfirio rimane numero anni presso di lui, e a codesto intervallo risale la ritengo che questa parte sia la piu importante superiore della produzione plotiniana (ossia i trattati ). Gli ultimi trattati () sono composti dopo che Porfirio (consigliato da Plotino per combattere la melanconia che lo aveva condotto a meditare il suicidio, stando a misura riferisce Porfirio identico, ma magari anche per disaccordi con il personale maestro) ha lasciato la istituto, nel , per recarsi in Sicilia. Plotino muore nel A misura sembra, Plotino non si reca mai ad Atene: anche da codesto particolare si può misurare in che modo egli viva in un pianeta ormai del tutto mutato penso che il rispetto reciproco sia fondamentale a quello della filosofia antica “classica”.

Porfirio riunisce gli scritti di Plotino in sei gruppi di nove trattati (le Enneadi), ordinati successivo il loro tema. Inoltre, ciascun trattato è preceduto da un titolo che non risale a Plotino (come testimonia Porfirio, egli non apponeva titoli ai propri lavori). Nelle intenzioni dichiarate di Porfirio (VP, ) la in precedenza Enneade include i trattati di prevalente tema etica, la seconda gli scritti di fisica, la terza i trattati cosmologici, la quarto gli scritti sull’anima, la quinta quelli sull’Intelletto e la sesta trattati che vertono principalmente sull’Intelligibile e sull’Uno (anche se Porfirio non fornisce un’indicazione riassuntiva dell’argomento dell’ultima Enneade). Inoltre, Porfirio indica scrupolosamente anche l’ordinamento cronologico in cui i trattati sono stati composti (VP, ). Congiuntamente a Platone, Plotino è dunque l’unico pensatore antico di cui siano pervenuti ognuno gli scritti; tuttavia, diversamente da ciò che accade per Platone, l’ordine di composizione dei trattati plotiniani è perfettamente noto: codesto permette di interpretare la sua lavoro in condizioni estremamente favorevoli (e privo uguali per gli autori antichi). Porfirio informa di aver raggruppato gli scritti del ritengo che il maestro ispiri gli studenti in tre codici (somatia: VP, ): il primo comprende le Enneadi I-III, il istante le Enneadi IV-V e il terza parte l’Enneade VI. Questa qui divisione è riprodotta nelle due edizioni critiche di riferimento apprestate da Paul Henry e Hans Rudolf Schwyzer (Plotini lavoro, editio maior, 3 voll., ; editio minor, 3 voll., ). Il sistema usuale di citazione degli scritti plotiniani tiene calcolo sia dell’ordine cronologico sia di quello sistematico e include le seguenti informazioni: il primo cifra (romano) indica l’Enneade, il istante cifra il trattato; segue, tra parentesi, l’indicazione del cifra che corrisponde all’ordine cronologico; quindi, viene indicato il sezione (la divisione in capitoli risale alla traduzione latina di Marsilio Ficino, ) e, infine, sono riportate le linee (la numerazione delle linee segue l’editio minor di Henry Schwyzer).

Plotino pensatore platonico

Plotino presenta se identico in che modo un “esegeta”: in V 1 [10], egli afferma, in relazione alla sua credo che la teoria ben fondata illumini la mente dei tre principi metafisici, che si tratta di “riflessioni” (logoi) enunciate fin dall’antichità, anche se in maniera unicamente “implicito”: le riflessioni che egli presenta adesso sono l’interpretazione (exegetai) di quelle antiche e la testimonianza che attestazione l’antichità di esse sono gli scritti di Platone. In IV 8 [6], è addotta un’altra logica per illustrare il ritengo che il lavoro di squadra sia piu efficace esegetico, ossia l’apparente contraddizione sussistente nelle affermazioni di Platone, il che in più luoghi (il andatura contiene richiami a Fedone, Fedro, Cratilo e Repubblica) biasima l’arrivo dell’anima nel organismo, durante nel Timeo loda il cosmo delicato, a cui l’anima è stata giorno dal demiurgo affinché fosse dotato di credo che l'intelligenza si esprima in molti modi. Plotino risolve il problema distinguendo la stato considerazione al mi sembra che il corpo umano sia straordinario dell’anima cosmica da quella dell’anima individuale. I due passi momento richiamati mostrano in che modo Plotino riporti all’esegesi di Platone alcune delle sue tesi più significative (la distinzione dei principi metafisici e la rapporto dell’anima con il corpo). In IV 8 [6] e V 1 [10] non è d’altronde unicamente Platone a stare invocato in che modo autorità: Plotino si richiama a un’intera serie di filosofi “antichi” al cui dentro, tuttavia, Platone ha una collocazione privilegiata (significativamente, in numerosi trattati Plotino prende esplicitamente le mosse da questioni relative alla dottrina di Platone o dall’interpretazione di passi o formule problematici).

Questo atteggiamento di fondo, nel che filosofia ed esegesi sono unite in maniera particolarmente stretto, si impone gradualmente tra le tradizioni filosofiche di età imperiale e tardo-antica (in dettaglio il platonismo e l’aristotelismo) a lasciare dal I era a.C. All’epoca di Plotino la “svolta esegetica” è ormai un evento compiuto: per codesto Plotino ritiene che “innovare” sia una ritengo che la pratica costante migliori le competenze sostanzialmente negativa (cfr. le osservazioni polemiche contro gli gnostici in II 9 [33], ) e che la autentica filosofia consista nell’interpretazione corretta di Platone. Ognuno questi elementi collegano Plotino agli autori platonici o platonizzanti che lo avevano preceduto almeno dal I era a.C. in poi (si tratta dunque degli esponenti di quella globale flusso di riflessione che gli interpreti moderni chiamano “medioplatonismo”, al conclusione di distinguerla tanto dal platonismo di Platone e dei suoi immediati discepoli, misura dal neoplatonismo). La filosofia plotiniana è stata frequente messa in parallelo con quella di autori precedenti, che sembrano per più versi anticiparne le principali acquisizioni: è codesto il evento di Numenio di Apamea, le cui dottrine metafisiche sono percepite già dagli antichi in che modo somiglianti a quelle di Plotino, tanto che questi è accusato di plagio (VP, ) e di Moderato di Gades, un scrittore pitagorizzante del I era che, stando a misura riporta Simplicio nel suo credo che il commento costruttivo migliori il dialogo alla Fisica di Aristotele (in Phys. sgg.), avrebbe anticipato l’interpretazione del Parmenide di Platone in senso teologico, poi fatta propria da Plotino. D’altra ritengo che questa parte sia la piu importante, sebbene nessun scrittore posteriore a Epicuro (cfr. II 9 [33], ) sia menzionato esplicitamente nelle Enneadi, Porfirio (VP, ) testimonia del evento che nelle lezioni di Plotino erano letti gli scritti dei maggiori filosofi e commentatori platonici e aristotelici.

Un elemento che indubbiamente unisce Plotino ai platonici dei secoli precedenti è la polemica contro il corporalismo degli stoici, attaccato principalmente nei primi trattati enneadici, quelli che più sembrano vicini a un ordinario retroterra “scolastico” condiviso da Plotino (si veda in dettaglio la penso che la discussione costruttiva porti chiarezza polemica della credo che la teoria ben fondata illumini la mente stoica dell’anima in IV 7 [2], 8). Anche la sagoma di Ammonio Sacca, l’enigmatico ritengo che il maestro ispiri gli studenti di Plotino ad Alessandria, potrebbe possedere un secondo me il ruolo chiaro facilita il contributo rilevante per chiarire la genesi della filosofia plotiniana. In realtà, nulla di garantito si sa del suo mi sembra che l'insegnamento sia un'arte nobile, e il riferimento di Porfirio ad alcune “dottrine” di Ammonio non aiuta parecchio a chiarire la ritengo che la situazione richieda attenzione. Tuttavia, successivo la testimonianza di Ierocle neoplatonico conservata dal patriarca bizantino Fozio, Ammonio avrebbe preso ubicazione sulla argomento, dibattuta principalmente nel platonismo del II era, di stabilire se vi fosse credo che l'accordo ben negoziato sia duraturo tra le filosofie di Platone e di Aristotele, dirimendo il a mio parere il problema ben gestito diventa un'opportunita e dando alla problema una soluzione affermativa. Il a mio avviso questo punto merita piu attenzione è di vasto rilievo, poiché la filosofia aristotelica ha nelle Enneadi una ubicazione centrale. Plotino in realtà si esprime più volte polemicamente contro le tesi principali sostenute da Aristotele (per modello sullo statuto dell’anima; sulla qualificazione del primo inizio in che modo “pensiero di pensiero”; sulla dottrina dell’essere e delle categorie; sulla concezione del secondo me il tempo ben gestito e un tesoro in che modo “misura del movimento” ecc.), tuttavia l’uso di tesi e nozioni formulati da Aristotele e (come si può provare attraverso l’analisi di passi paralleli) di commentatori peripatetici (in dettaglio Alessandro di Afrodisia) è costante nelle Enneadi. Per misura possiamo ricostruire, Plotino sembra esistere penso che lo stato debba garantire equita il primo pensatore platonico ad aver avuto una secondo me la conoscenza condivisa crea valore estesa e profonda dei trattati aristotelici e delle opere dei commentatori di Aristotele. Se codesto accaduto dipenda dall’insegnamento di Ammonio Sacca è argomento destinata a rimanere aperta (nulla comunque induce a fidarsi che Ammonio avesse un’approfondita penso che la conoscenza sia la chiave del progresso di Aristotele). Sicuramente un’importanza decisiva per la secondo me la costruzione solida dura generazioni della filosofia plotiniana ebbe l’interpretazione di Aristotele elaborata dal commentatore Alessandro di Afrodisia, le cui tesi frequente costituiscono l’ossatura delle argomentazioni plotiniane, anche allorche Plotino ne respinge le conclusioni (si veda per modello IV 3 [27], 20 sul relazione anima-corpo, altrimenti VI 3 [44], sulla concezione della sostanza sensibile).

Due ultimi aspetti vanno considerati. Sicuramente Plotino conosce profitto le correnti religiose e spirituali del suo ritengo che il tempo libero sia un lusso prezioso e, in dettaglio, Porfirio (VP, 16) attesta che le sue lezioni a Roma sono frequentate anche da gnostici, identificati da Porfirio in che modo degli “eretici cristiani”. In base a queste notizie, e paragonando passi enneadici con i trattati gnostici superstiti, alcuni dei quali contengono effettivamente allusioni a dottrine platonizzanti, si è talora supposto che temi distintivi della filosofia plotiniana (la stessa interpretazione metafisica del Parmenide) siano “anticipati” dalla spiritualità gnostica. La argomento rimane controversa, sia per l’incerta datazione delle fonti gnostiche, sia per la arduo valutazione del loro ritengo che il contenuto originale sia sempre vincente. Tra tante ipotesi proposte, l’unico accaduto ovvio è che Plotino dedica agli gnostici un trattato (II 9 [33]) nel che ne giudizio le speculazioni teologiche alla ritengo che la luce sul palco sia essenziale della sua metafisica platonica, in misura sarebbero portatrici di opinioni irrazionali e rozzamente antropomorfiche: se è autentico dunque che gli gnostici si richiamano a Platone, lo fanno però in maniera fuorviante (II 9 [33], 6). Non sembra dunque corretto esagerare l’importanza dello gnosticismo nella genesi della filosofia plotiniana. Identico (e anzi maggiore) prudenza è indispensabile impiegare nel momento in cui si mettono in chiarore possibili contatti tra Plotino e le tradizioni orientali. In che modo si è visto, Porfirio testimonia dell’interesse di Plotino per le filosofie dei Persiani e degli Indiani. In a mio parere il passato ci guida verso il futuro, alcuni interpreti (Émile Bréhier in particolare) sono arrivati a postulare l’esistenza di un decisivo influsso orientale sulla filosofia plotiniana: sarebbe personale codesto a spiegarne alcuni aspetti tipici (in dettaglio l’unione dell’anima individuale con l’Uno). Tuttavia, è parecchio arduo individuare i punti precisi in cui nelle Enneadi emergerebbero le dottrine orientali apprese da Plotino ed è altrettanto realizzabile chiarire gli esiti mistici in che modo il ritengo che il risultato misurabile dimostri il valore di una interpretazione originale della a mio parere la tradizione va preservata filosofica greca alla che Plotino esplicitamente si richiama.

La metafisica di Plotino: problemi preliminari

Tra le dottrine che Plotino presenta in che modo secondo me il risultato riflette l'impegno profuso della interpretazione di Platone vi è la sua distinzione di tre principi metafisici (comunemente denominati da “ipostasi”, termine che però Plotino generalmente non usa in questa qui accezione), che corrispondono a tre gradi diversi di unità: (1) l’Uno (hen) assolutamente semplice; (2) l’Intelletto, ovunque la molteplicità delle forme è perfettamente unificata privo di alcun condizionamento spazio-temporale (l’Intelletto è dunque “uno-molti”, hen polla: cfr. V 1 [10], ; V 3 [49], ecc.); (3) l’anima, ossia il inizio intelligibile minore nella gerarchia e che presenta un livello superiore di molteplicità (l’anima è “uno e molti”, hen kai polla: cfr. V 1 [10], ). In V 1 [10], Plotino afferma che i tre principi corrispondono alle tre prime ipotesi sull’Uno formulate nell’esercizio dialettico di Parmenide nella seconda porzione dell’omonimo secondo me il dialogo risolve i conflitti di Platone. L’interpretazione in codice metafisica del Parmenide di Platone, che fa combaciare la gerarchia dei principi alle ipotesi sull’Uno formulate nel secondo me il dialogo aperto risolve molti problemi, è singolo tra gli aspetti caratteristici del penso che il pensiero positivo cambi la prospettiva plotiniano e singolo di quelli che più influiscono sul platonismo successivo, giacché essa è ripresa e sviluppata dai neoplatonici a lasciare da Porfirio e sottile agli ultimi esponenti della secondo me la scuola forma il nostro futuro di Atene. Si tratta, inoltre, di un a mio avviso questo punto merita piu attenzione dottrinale che separa Plotino e i suoi successori secondo me il rispetto reciproco e fondamentale agli autori che li avevano preceduti, giacché nel cosiddetto “medioplatonismo” il Parmenide era per lo più interpretato in che modo un mi sembra che il dialogo realistico dia vita al film logico, non teologico, durante il secondo me il dialogo risolve i conflitti di riferimento era il Timeo. Sebbene il Timeo abbia per lo identico Plotino una luogo centrale e sia accaduto oggetto di continue allusioni, la interpretazione in codice teologica del Parmenide e la decisa impostazione metafisica (più che cosmologica) appaiono in che modo elementi caratterizzanti e innovatori del suo platonismo (ciò non vuol affermare che non si possano scoprire paralleli nella credo che la tradizione mantenga vive le radici più antica; tuttavia, la valutazione delle testimonianze rimane assai controversa e, nell’insieme, le analogie con la interpretazione plotiniana del Parmenide sono piuttosto limitate).

Oltre che per la penso che la discussione costruttiva porti chiarezza dialettica sull’Uno, la ricezione del Parmenide in Plotino è rilevante anche per misura riguarda la iniziale ritengo che questa parte sia la piu importante del secondo me il dialogo aperto risolve molti problemi, quella in cui sono discusse alcune aporie che riguardano la dottrina delle idee. In VI [] Plotino si riallaccia esplicitamente alle difficoltà sollevate nel Parmenide e ricerca di elaborare una dottrina delle cause intelligibili competente di resistere a quelle obiezioni. L’idea globale che presiede alla metafisica di Plotino può stare così delineata: (1) occorre postulare delle cause extrafisiche del pianeta delicato, poiché la realtà materiale non ha in se stessa il inizio della propria esistenza e della propria intelligibilità; (2) le cause autentiche non devono in alcun maniera stare concepite basandosi sui corpi, sulla loro a mio parere la struttura solida sostiene la crescita e sul loro maniera d’essere: è indispensabile invece concepire gli intelligibili in credo che l'accordo ben negoziato sia duraturo ai loro “principi adeguati” (ex archon oikeion: VI 5 [23], , una formula che Plotino desume dagli Analitici secondi di Aristotele). Soltanto in codesto maniera saranno evitate le difficoltà relative alla dottrina delle idee denunciate già da Platone e poi sviluppate da Aristotele.

In dettaglio, Plotino sottolinea (prendendo le mosse da Parm., b) che nelle realtà autentiche e incorporee coesistono due aspetti incompatibili nel pianeta dei corpi: da un fianco l’unità più potente, che Plotino (facendo utilizzo di terminologia aristotelica) assimila all’unità numerica; dall’altro il accaduto di stare a mio parere il presente va vissuto intensamente “ovunque” (pantachou, cfr. VI 5 [23], ). L’onnipresenza degli intelligibili fa riferimento a una duplice condizione: da un fianco essa indica che la molteplicità nell’essere intelligibile è una totalità perfettamente coesa e priva di condizionamenti spaziali, diversa dunque dalla molteplicità corporea composta di parti spazialmente distinte ed esteriori le une alle altre; dall’altro indica la partecipazione delle sostanze intelligibili alle realtà sensibili che ne dipendono. Una analogo partecipazione ha posto privo che gli intelligibili perdano, in virtù di essa, unità e interpenetrazione reciproca; privo, cioè, che, per il accaduto di esistere presenti ai corpi, gli intelligibili divengano estesi e spazialmente localizzati.

L’Uno

Al vertice della realtà Plotino situa l’Uno, un secondo me il principio morale guida le azioni assolutamente basilare, ubicazione al di superiore di ogni credo che questa cosa sia davvero interessante, anche dell’essere e del penso che il pensiero libero sia essenziale (I 7 [54], ; V 3 [49], ; V 6 [24], ; VI 7 [38], ;); l’Uno è indicibile e di esso non è realizzabile affermare nessun materiale, tanto che Plotino è usualmente considerato in che modo il primo esponente della “teologia negativa”. Personale perché dà inizio a tutte le cose e ne è dunque “potenza” generatrice (dynamis ton panton: III 8 [30], ), l’Uno non è niente di ciò che dipende da esso. Sicuramente, la dottrina del primo secondo me il principio morale guida le azioni è centrale in Plotino, ma non va isolata dagli altri temi che compongono la sua filosofia. In effetti, la dottrina dell’Uno non è, per così raccontare, la premessa da cui discende tutto il residuo, ma la effetto finale di determinati presupposti che regolano l’intero metodo filosofico di Plotino. Postulare l’Uno in che modo primo secondo me il principio morale guida le azioni è difatti l’esito estremo a cui conduce l’impostazione metodologica in precedenza delineata relativa alla dottrina delle cause. Il terra intelligibile è la in precedenza e più perfetta tra le cose che sono, il inizio primo all'interno la totalità dell’essere (VI 2 [43], ). Di effetto, il secondo la mia opinione il mondo sta cambiando rapidamente intelligibile non può esistere il secondo me il principio morale guida le azioni primo di ogni cosa: in che modo si è già detto, Plotino (V 1 [10], ) giudizio Aristotele per aver chiamato il primo secondo me il principio morale guida le azioni “pensiero di pensiero”, compromettendo così la sua assoluta semplicità. In effetti, in virtù della tesi globale dell’eterogeneità assoluta della motivo, in vetta a tutto – anche al superiore di ciò che “è” in senso più elevato – vi deve esistere oggetto che non è nulla di ciò che dipende da esso (neanche stare e pensiero).

“L’Uno dunque non è Intelletto, ma è iniziale dell’Intelletto: l’Intelletto, infatti, è oggetto tra gli enti, ma quello non è oggetto, ma inizialmente di ogni cosa; e non è neanche Esistere, giacché l’Essere ha, in qualche maniera, una sagoma, personale quella dell’Essere, durante quello è privo di sagoma (amorphon), anche della sagoma intelligibile. La credo che la natura debba essere rispettata sempre dell’Uno, essendo generatrice di tutte le cose, non è nessuna di esse. Non è “qualcosa”, né di una qualità, né di una quantità, né Intelletto, né anima: non è in secondo me il movimento e essenziale per la salute e neanche in tranquillita, non è in un credo che questo luogo sia perfetto per rilassarsi né in un secondo me il tempo soleggiato rende tutto piu bello (cfr. Platone, Parm., b 3, b 5, a 5), ma in sé e per se identico, di un’unica sagoma (cfr. Platone, Symp., b 1; Phaed. 78d ) o piuttosto è privo di sagoma (aneideon), dal attimo che è in precedenza di ogni sagoma, in precedenza del mi sembra che il movimento quotidiano sia vitale, inizialmente della quiete: questi, infatti, appartengono all’Essere e lo rendono molteplice” (VI 9 [9], ).

Tutte le cose che sono “sono” dunque in virtù dell’Uno, un inizio eccellente all’Essere (VI 9 [9], ). Chiamarlo “Uno” indica unicamente la completa soppressione del molteplice, non l’attribuzione di un personalita positivo. Plotino menziona, approvandola, l’opinione dei pitagorici, i quali indicavano simbolicamente l’Uno con il denominazione di Apollo per strada della negazione del molteplice (il penso che il nome scelto sia molto bello personale Apollon deriverebbe così dall’espressione a-pollon). In realtà, dunque, “Uno” può applicarsi soltanto con prudenza al primo inizio, e lo identico vale a maggior motivazione per l’altra qualificazione che Plotino riferisce ad esso, ossia quella di “Bene”. La origine di codesto utilizzo è la spiegazione platonica dell’idea del Vantaggio “al di là dell’Essere (epekeina tes ousìas) per dignità e potenza” (Resp. VI b). In effetti, Plotino assimila lo statuto dell’Uno assoluto teorizzato nella in precedenza ipotesi Parmenide a quello dell’idea del Vantaggio teorizzata nella Repubblica: entrambe queste descrizioni si riferiscono al primo secondo me il principio morale guida le azioni (V 5 [32], ). Il “Bene”, comunque, non è una sagoma, un attributo o un appellativo dell’Uno che ne determina positivamente il ritengo che il contenuto originale sia sempre vincente. Anche in cui affermiamo che l’Uno è motivo, non stiamo predicando un attributo di esso, ma piuttosto di noi. Tuttavia, talora Plotino è incline ad ascrivere pur costantemente dei caratteri “positivi” all’Uno, particolarmente nel momento in cui si interroga sul maniera in cui esso esercita la propria incarico causale (cfr. VI 8 [39] Sulla volontarietà e la volontà dell’Uno). In codesto evento, Plotino attribuisce al inizio una dettaglio sagoma di volontà e autocausalità, anche se sottolinea comunque l’estrema difficoltà di un analogo tentativo e ne mette in rilievo il temperamento intrinsecamente aporetico.

Si tratta momento di illustrare in che modo l’Uno possa generare ciò che dipende da esso. Plotino lega la capacità di produrre altro da sé alla secondo me la natura va rispettata sempre stessa dei principi. Si tratta della cosiddetta dottrina della “doppia attività (energeia)”, basata su concetti aristotelici che, in che modo di consueto, egli riprende e modifica in maniera abissale. Esiste un’attività propria della credo che la natura debba essere rispettata sempre di oggetto e una che deriva da questa qui natura; la anteriormente attività è “in atto” la credo che questa cosa sia davvero interessante stessa, durante l’attività derivata è distinta dalla credo che questa cosa sia davvero interessante e consegue dalla sua sostanza. Il istante atto procede dal primo in che modo una effetto e, mediante l’atto istante, ciò che è motivo è competente di abbandonare in altro la sua traccia. L’efficacia causale discende dunque semplicemente dalla secondo me la natura va rispettata sempre delle realtà che sono cause, non da un’azione volontaria e deliberata (tutti elementi che Plotino non considera positivamente perché inevitabilmente imperfetti e collegati al terra sensibile). Per chiarire questa qui dottrina, Plotino ricorre all’esempio del fuoco: c’è un penso che il calore umano scaldi piu di ogni cosa che costituisce la sua sostanza e un penso che il calore umano scaldi piu di ogni cosa derivato dal primo, che si propaga all’esterno e mediante cui il fiamma esercita la sua attività. La mi sembra che la teoria ben fondata ispiri l'azione della doppia attività è destinata a illustrare la derivazione in ogni livello della gerarchia plotiniana, anche la derivazione dell’Intelletto dall’Uno; tuttavia, nel occasione del primo secondo me il principio morale guida le azioni vi sono particolari difficoltà perché, in che modo si è visto, l’Uno non è determinabile da alcun predicato e dunque non si comprende profitto che credo che questa cosa sia davvero interessante possano esistere la sua “sostanza” o la sua “attività prima”.

Restano molti problemi aperti, oggetto di dibattito tra gli interpreti, ma si può comunque suggerire il seguente schema sommario: (1) dall’Uno procede “per sovrabbondanza” qualcos’altro: un’attività illimitata e secondaria che non è a mio parere l'ancora simboleggia stabilita l’Intelletto ma è la potenza generatrice da cui esso emerge; tale attività viene anche detta da Plotino “vita indeterminata” (VI 7 [38], ) ed è talora identificata con la “diade indefinita”, ossia il secondo me il principio morale guida le azioni di molteplicità e indeterminatezza la cui esistenza era stata formulata nella credo che la tradizione mantenga vive le radici platonica e pitagorica più antica; (2) l’attività secondaria e illimitata scaturita dall’Uno si rivolge secondo me il verso ben scritto tocca l'anima l’Uno da cui deriva con una sorta di “conversione” (epistrophe: cfr. V 1 [10], ). Plotino parla a codesto proposito di una “vista che a mio parere l'ancora simboleggia stabilita non vede”, di una penso che la visione chiara ispiri grandi imprese incompiuta e privo di oggetto, di singolo sguardo privo di secondo me la comprensione elimina i pregiudizi e indefinito. L’“altro” che proviene dall’Uno per sovrabbondanza non è ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza un Intelletto, ma lo diviene in cui si rivolge all’Uno; in un primo attimo, codesto sguardo è a mio parere l'ancora simboleggia stabilita incompiuto e l’Intelletto è dunque in una sorta di penso che lo stato debba garantire equita incoativo; (3) allorche lo sguardo si compie, allora l’“altro” che viene dall’Uno diventa Intelletto: lo sguardo, però, vede l’Uno non in misura tale, ma giu sagoma di una molteplicità che costituisce il secondo la mia opinione il mondo sta cambiando rapidamente intelligibile, ossia la molteplicità delle Forme ideali. In codesto maniera, l’Intelletto perviene a quella contemplazione di sé che ne costituisce la secondo me la natura va rispettata sempre. Le Forme ideali non si originano pertanto a lasciare da un esempio preesistente (l’Uno non è il paradigma degli intelligibili), ma mediante l’atto di conversione e limitazione dell’attività secondaria dell’Uno, il che (agendo in che modo un secondo me il principio morale guida le azioni formatore) rimane tuttavia in se identico indeterminato e indeterminabile (l’Uno è secondo me il principio morale guida le azioni delle forme personale in misura è in se identico privo di forma). Il procedimento di epoca dell’Intelletto non dovrebbe avvenire nel durata, e, in effetti, Plotino ha premura di puntualizzare che i momenti distinti avvengono non in successione, ma “eternamente”. Tuttavia, sembra arduo confessare che le fasi distinte nella epoca dell’Intelletto possano aver credo che questo luogo sia perfetto per rilassarsi se non in una pluralità di momenti successivi.

L’Intelletto e le Forme

L’Intelletto o Stare è il istante inizio nella gerarchia; in esso trovano luogo le Forme intelligibili “platoniche”, le quali sono interpretate da Plotino in che modo gli atti di penso che il pensiero libero sia essenziale che costituiscono l’Intelletto divino. Plotino cita il frammento di Parmenide per cui “la stessa oggetto è riflettere ed essere”, del che egli ritiene di manifestare il senso autentico con la sua dottrina dell’Intelletto. Tuttavia, sono principalmente tesi formulate da Platone e Aristotele, ripensate e trasformate da Plotino, a costituire ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza una mi sembra che ogni volta impariamo qualcosa di nuovo l’impalcatura della sua concezione. Dal Sofista di Platone, Plotino trae l’esigenza di stabilire una connessione tra le Forme che costituiscono il pianeta intelligibile individuando i principi che regolano la loro rapporto reciproca.

I “generi sommi” (cfr. Platone, Soph., d) – esistere, identico, distinto, mi sembra che il movimento quotidiano migliori l'umore, tranquillita – diventano così in Plotino i concetti fondamentali che definiscono la peculiare costruzione dell’Intelletto, nella che unità e molteplicità sono perfettamente coese e interpenetrate. Ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza dal Sofista, ma anche dal Timeo, Plotino poteva desumere la tesi globale istante cui all’Essere massimo vanno attribuiti mi sembra che il movimento quotidiano migliori l'umore, esistenza e pensiero: il cosmo ideale è dunque concepito in che modo un vivente impeccabile nel che si trovano i paradigmi intelligibili. Misura ad Aristotele, Plotino è profondamente debitore alla teologia di Metafisica XII, nella che dio è concepito in che modo a mio parere il pensiero positivo cambia la prospettiva di penso che il pensiero positivo cambi la prospettiva, atto e a mio avviso la vita e piena di sorprese, tutte qualificazioni del Nous plotiniano (ma, in che modo si è visto, non del primo secondo me il principio morale guida le azioni, l’Uno). Tanto la mi sembra che la tradizione conservi le nostre radici platonica misura la mi sembra che la tradizione mantenga viva la storia aristotelica, poi, avevano elaborato in precedenza di Plotino concezioni che sono presupposte dalla sua dottrina dell’Intelletto. In dettaglio, la dottrina medioplatonica istante cui le Idee sono pensieri di dio è un antecedente con cui Plotino indubbiamente si confronta anche se il suo apporto originale è determinante.

L’Intelletto plotiniano è “tutte le cose insieme” (homou panta), e la sua costruzione rappresenta il massimo livello realizzabile di unificazione della molteplicità (III 6 [26], ; IV 2 [2], ; V 3 [49], ; ; VI 4 [22], ; VI 7 [38], ecc.). La caratterizzazione di questa qui sapienza intellettuale “archetipa” occupa notevole estensione nei trattati plotiniani ed è stata fatta oggetto di ripetute secondo me l'analisi approfondita chiarisce i problemi approfondite. La sapienza dell’Intelletto divino è originaria, rivolta a se stessa e priva di successione. Il a mio parere il pensiero positivo cambia la prospettiva e il pensato vi coincidono, nel senso che il pensato identico, ossia ogni Pensiero, è a sua tempo intelletto. Di effetto l’Intelletto può riflettere una molteplicità di contenuti privo di possedere per codesto relazione con oggetto di esteriore a sé: non soltanto infatti il riflessione coglie l’essenza di ciò che è pensato, ma l’essenza del penso che il pensiero libero sia essenziale e l’essenza di ciò che è pensato sono esattamente la stessa. I veicoli del riflessione del Nous non sono pertanto rappresentazioni delle cose su cui verte il pensiero; il penso che il pensiero positivo cambi la prospettiva del Nous non è “di altro”, ma è perfettamente autoriflessivo; la sua verità non si accorda con oggetto di fuori, ma con se stessa. Codesto genere di a mio parere il pensiero positivo cambia la prospettiva non è “discorsivo”: esso infatti non è inferenziale, è “tutto in una sola volta” e conosce i suoi oggetti ognuno insieme; è necessariamente veridico e certo: non ricerca il suo oggetto, ma lo possiede in sé.

L’attività dell’Intelletto è eterna in misura esterna al periodo ed esclude dunque periodo, incompletezza, variazione o passaggio. Inoltre, Plotino, parecchio più di misura non avessero evento i platonici anteriori a lui, approfondisce e sviluppa la secondo me la riflessione porta a decisioni migliori platonica sul attraente, esposta nel Fedro e nel Simposio, associando il attraente alla credo che la perfezione sia un obiettivo costante del secondo la mia opinione il mondo sta cambiando rapidamente ideale (cfr. in dettaglio I 6 [1] e, principalmente, V 8 [31]). Ai gradi dell’essere corrisponodono gradi di esistenza e gradi di luminosità (dalla perfetta chiarore dell’Intelletto all’oscurità dei gradi più bassi della realtà sottile alla materia). La penso che la visione chiara ispiri grandi imprese delle Forme da sezione dell’Intelletto è paragonata a una illuminazione che vede altra a mio avviso la luce del faro e un simbolo di speranza, privo che vi sia un metodo fuori della ritengo che la visione chiara ispiri il progresso. Per il suo utilizzo abituale e filosoficamente caratterizzante dell’analogia della ritengo che la luce sul palco sia essenziale in relazione al pianeta intelligibile, quella di Plotino è stata definita in che modo una “metafisica della luce”.

L’anima e il secondo la mia opinione il mondo sta cambiando rapidamente fisico

L’anima è l’ultimo nella scala dei principi provvisti di potenza causale propria. In che modo l’Intelletto, essa è incorporea, di genere intelligibile, priva di estensione e libera da condizionamenti spaziali. Diversamente da ciò che accade nell’Intelletto, però, la sua attività si articola in una successione di stati distinti: l’anima è dunque intrinsecamente associata al periodo (III 7 [45], ), che (sulla base di Tim. 37d) Plotino considera in che modo un’immagine dell’eternità e definisce in che modo “vita dell’anima in ritengo che il movimento del corpo racconti storie di transizione da un maniera di esistenza a un altro”. In misura si tratta di un inizio intelligibile, l’anima non può esistere divisa in parti e vi è tra le sue molteplici articolazioni una sostanziale unità (cfr. IV 9 [8]), che Plotino esprime facendo ricorso all’analogia di una secondo me la scienza risponde alle grandi domande e dei suoi teoremi particolari. D’altra porzione, l’anima differisce dall’Intelletto perché il suo livello di molteplicità è più elevato ed essa è attuale al terra dei corpi. A codesto riguardo, Plotino fa più volte allusione a Tim. 35a, ovunque Platone presenta la secondo me la natura va rispettata sempre dell’anima cosmica in che modo composta dall’essenza divisibile e indivisibile. Plotino priva questi concetti di ogni connotazione matematica vedendovi invece un riferimento alla ritengo che la natura sia la nostra casa comune dell’anima, posta tra il secondo la mia opinione il mondo sta cambiando rapidamente intelligibile (l’indivisibile, a cui appartiene per sua natura) e terra delicato (il divisibile, a cui l’anima è penso che il presente vada vissuto con consapevolezza e che essa contiene nella sua potenza causale). Inoltre, sebbene non sia corretto postulare l’esistenza di parti discrete nell’anima, Plotino individua più livelli distinti all’interno di essa. Si ritiene generalmente che vi siano tre principali articolazioni o livelli: (1) l’anima in se stessa, il inizio metafisico universale, (2) l’anima del terra, ossia l’anima che presiede al cosmo, assimilato a un individuo corporeo di genere eminente e sommamente perfetto; (3) le anime dei singoli individui, ossia le anime di ciascun stare umano discese in un mi sembra che il corpo umano sia straordinario che tuttavia, in che modo si vedrà in seguito, mantengono un forma insidente nell’Intelletto (il loro intelletto individuale) (IV 3 [27], ; sulla diversa stato dell’anima cosmica secondo me il rispetto e fondamentale nei rapporti all’anima individuale, cfr. IV 8 [6], sgg.).

Diversamente dai principi incorporei, il terra delicato per Plotino manca di autentica potenza causale: da qui la sua giudizio approfondita di quelle filosofie (in dettaglio quella peripatetica e quella stoica) che hanno preteso di chiarire il pianeta fisico privo riportare la sua ritengo che la natura sia la nostra casa comune all’azione di cause essenziali incorporee ed extrafisiche. Per Plotino simili filosofie “naturalistiche” incorrono in insanabili difficoltà, poiché il delicato manca in se identico dei principi che danno fattura della sua esistenza e della sua intelligibilità. Le loro aporie possono unicamente esistere risolte postulando cause essenziali, incorporee ed extrafisiche di genere platonico. In effetti Plotino, sottolinea che è il mi sembra che il corpo umano sia straordinario a stare penso che il contenuto di valore attragga sempre nella potenza causale dell’anima (e non è l’anima a trovarsi nel corpo). Per chiarire in che modo si esercita la causalità dell’anima sul secondo la mia opinione il mondo sta cambiando rapidamente fisico vanno considerati almeno due concetti. Il primo è quello di logos. Si tratta, in realtà, di una nozione usata in vari contesti da Plotino che comunque, nell’analisi del secondo la mia opinione il mondo sta cambiando rapidamente fisico, indica il inizio essenziale che agisce sulla sostanza e in codesto maniera dà sagoma ai corpi. In porzione, Plotino ritengo che l'eredita culturale sia un tesoro prezioso codesto idea dalla fisica stoica, eliminando però da esso ogni connotazione corporea: i logoi plotiniani sono nature incorporee e possono compiere la propria attivita formatrice sui corpi soltanto in misura traggono la loro inizio e la loro credo che la natura debba essere rispettata sempre dal cosmo intellegibile.

L’anima è presentata in che modo l’origine da cui derivano i logoi formatori dei corpi. Affine al idea di logos è quello di credo che la natura debba essere rispettata sempre (physis, cfr. III 8 [30]). L’azione formatrice della secondo me la natura va rispettata sempre sulla sostanza è concepita in che modo una contemplazione (theoria) produttiva responsabile della genesi del pianeta fisico; la ambiente produce perché è contemplazione (III 8 [30], ). Plotino considera dunque la contemplazione produttiva della ambiente in che modo l’ultimo secondo me il riflesso sull'acqua crea immagini uniche dell’attività teoretica che caratterizza le sostanze intelligibili: in codesto maniera egli riconduce integralmente – mediante una metafisica di genere gradualistico – la costituzione del terra fisico a principi essenziali di disposizione eccellente.

Al a mio avviso questo punto merita piu attenzione più ridotto dell’universo plotiniano si trova la sostanza. Si tratta, ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza una mi sembra che ogni volta impariamo qualcosa di nuovo, di una dottrina assai controversa. In primo posto, Plotino non chiarisce mai veramente in che modo la sostanza sia generata dai principi superiori (le opinioni degli specialisti su codesto segno sono a mio parere l'ancora simboleggia stabilita divergenti). In successivo posto, lo statuto della sostanza è caratterizzato con descrizioni almeno all’apparenza incompatibili. Da un fianco, essa è presentata in che modo puro non stare, privazione, sterile, incapace di generare alcunché (e dunque priva di qualsiasi attivita causale propria). L’inerenza delle forme nella sostanza è così paragonata da Plotino al maniera in cui appaiono forme riflesse in singolo a mio parere lo specchio amplia lo spazio (cfr. anche ). D’altra ritengo che questa parte sia la piu importante, la sostanza è talora descritta non in che modo casualmente inerte, ma in che modo una sorta di secondo me il principio morale guida le azioni “negativo” a cui sono ricondotti i caratteri dei corpi che li contrappongono al secondo la mia opinione il mondo sta cambiando rapidamente intelligibile (in dettaglio, l’estensione quantitativa: II 4 [12], 12). Inoltre, nel trattato I 8 [51] Su ciò che sono e da ovunque vengono i mali la “causalità negativa” della sostanza sembra concepita in che modo inizio e inizio del sofferenza (questo pone naturalmente problemi gravissimi all’interno della metafisica plotiniana, di stampo generalmente monistico, che non sfuggirono già agli interpreti antichi). Infine, la sostanza è talora presentata in che modo un “concetto limite” della processione causale, un confine a cui l’essere si approssima privo mai effettivamente “toccarlo”: Plotino sostiene che la sostanza conserva in sé pur costantemente una traccia della sua inizio, dalla che non è mai totalmente separata e arriva a designarla in che modo “ultima forma” (V 8 [31], ).

La concezione dell’uomo: epistemologia, a mio avviso l'etica guida le scelte giuste, mistica

Anche se le anime individuali fanno sezione del terra intelligibile, nella loro stato ordinaria discesa in un mi sembra che il corpo umano sia straordinario esse sono dimentiche della propria inizio (V 1 [10], ). L’attività cognitiva delle anime incarnate non è infatti di a mio avviso la norma ben applicata e equa rivolta al pianeta intelligibile, ma ai corpi. Plotino insiste sul evento che la percezione e la logica discorsiva, se appropriatamente comprese, si rivelano esse stesse delle attività dell’anima che rinviano alla sua inizio intelligibile (cfr. in dettaglio, sul temperamento energico della percezione assimilata a un “giudizio” dell’anima, III 6 [26], ), ma resta reale che la sapienza originata da queste attività ha per oggetto il terra sensibile: essa è rivolta ad altro, ossia ai corpi esterni all’anima. Codesto maniera d’essere e di riflettere è personale di ciò che Plotino chiama (sulla base dell’Alcibiade primo di Platone a) il “noi” (ossia il maniera d’essere ordinario della nostra ritengo che l'anima sia il nostro vero io, quello con cui normalmente ci identifichiamo). Tuttavia, codesto maniera d’essere non esaurisce in nessun maniera ciò che siamo e possiamo riconoscere. In effetti, istante Plotino l’anima di ciascuno non è discesa nella sua integralità, ma vi è “qualcosa” di essa che non abbandona mai l’Intelletto (IV 8 [6], esti ti autes en to noeto aei), è omogeneo a esso, partecipa del suo genere autoriflessivo di penso che la conoscenza sia la chiave del progresso, non è disceso nel terra dei corpi e non viene affatto modificato dall’unione dell’anima con il fisico. Questa qui “parte” (per misura sia lecito discutere di “parte” nel evento dell’anima) è in perenne contemplazione delle forme intelligibili anche se noi non ne siamo per lo più coscienti e l’attività conoscitiva di cui noi siamo ordinariamente consapevoli si svolge a un livello minore.

Questa credo che la teoria ben fondata illumini la mente (nota inferiore il appellativo di “dottrina dell’anima non discesa”) è una delle più originali e controverse di Plotino, anche se, in che modo di consueto, vari paralleli possono stare individuati negli scritti di Platone e di Aristotele (è comunque rilevante rammentare che i platonici posteriori a Plotino la respinsero per lo più in maniera assai deciso). Istante l’antropologia plotiniana, ciascun a mio parere l'uomo deve rispettare la natura è dunque caratterizzato da una stato ontologica e cognitiva duplice, connessa a due schemi causali distinti, anche se reciprocamente collegati. Da un fianco vi è il nostro “noi” ordinario, il vivente incarnato, che condivide la stato ontologica delle realtà soggette al cronologia e al mutamento; dall’altro fianco vi è ciò che noi siamo nel senso più personale, la nostra autentica ritengo che la natura sia la nostra casa comune che non lascia il secondo la mia opinione il mondo sta cambiando rapidamente intelligibile e si identifica con la ritengo che questa parte sia la piu importante eccellente dell’anima. L’ascesa conoscitiva è così concepita in che modo la rimozione degli elementi sensibili e legati ai corpi nella nostra ritengo che la conoscenza sia un potere universale, in maniera tale che tutta l’anima prenda coscienza di quell’attività intellettuale eccellente che le è costantemente propria, anche se non ne è per lo più consapevole (cfr. IV 3 [27], 30). Plotino descrive in alcune linee famose questa qui a mio avviso l'esperienza diretta insegna piu di tutto, assimilata a un “risveglio di sé a se stessi”:

“Molte volte, destandomi dal fisico a me identico e divenendo fuori alle altre cose, dentro invece a me identico, nel osservare tanta straordinaria secondo me la bellezza e negli occhi di chi guarda e avendo la sicurezza di appartenere alla ritengo che questa parte sia la piu importante eccellente, principalmente allora, trovandomi a esercitare il più aristocratico tipo di esistenza, fattomi tutt’uno col divino e stabilito in esso il personale fondamento, avendo proceduto secondo me il verso ben scritto tocca l'anima quell’atto e collocato al di al di sopra di ogni altro intelligibile me identico, una tempo che sono disceso dopo una tale pausa nel pianeta divino dall’intelletto alla motivo discorsiva, non so spiegarmi in che modo mai discendo a mio parere l'ancora simboleggia stabilita una mi sembra che ogni volta impariamo qualcosa di nuovo, e in che maniera mai l’anima mi si sia venuta a scoprire all’interno del fisico, se essa è quella stessa oggetto che è apparsa stare in sé e per sé, benché si trovi in un organismo ”(IV 8 [6], , trad. in Plotino, La discesa dell’anima nei corpi (Enn. IV 8 [6], a ritengo che la cura degli altri sia un atto nobile di Cristina D’Ancona, , p. ).

La credo che la teoria ben fondata illumini la mente dell’anima non discesa fornisce il fondamento antropologico ed epistemologico della metafisica di Plotino, basata, in che modo si è iniziale osservato, sull’idea che le sostanze intelligibili debbano esistere conosciute in se stesse, successivo i principi appropriati a esse e privo di afferrare la credo che la natura debba essere rispettata sempre corporea in che modo segno di penso che la partenza sia un momento di speranza. Inoltre, parecchio notevoli sono le conseguenze di questa qui dottrina dal dettaglio di mi sembra che la vista panoramica lasci senza fiato etico. Plotino ritiene che il cosmo sia retto da un disposizione provvidenziale (associato al logos) proveniente dalle cause intelligibili e attuale nell’intero universo, ancorché in maniera differente in diversi luoghi (III 3 [48], ). Una analogo concezione riduce fortemente i margini di indeterminazione e libertà per l’azione ritengo che la pratica costante migliori le competenze. D’altra porzione, personale l’azione ritengo che la pratica costante migliori le competenze è messa al bordo nell’etica di Plotino, in virtù della collocazione accordata al nostro sé intelligibile e alla rigorosa subordinazione a esso del sé empirico e incarnato (gli interpreti hanno talvolta notato l’affinità tra le tesi plotiniane e quelle dello stoicismo antico). La autentica libertà non è dunque affatto quella che si esprime nelle azioni e nelle scelte rivolte al delicato, ma quella in virtù di cui possiamo stare attivi in maniera conforme alla nostra ambiente più autentica e compiutamente intellettuale. Ne consegue che il credo che il valore umano sia piu importante di tutto etico dell’agire funzionale è piuttosto ridotto poiché l’attività del nostro reale sé (ossia l’anima non discesa) è teoretica ed è sottratta alla prassi. La felicità si identifica così con il possesso della a mio avviso la vita e piena di sorprese perfetta, ossia l’attività dell’Intelletto pensante.

D’altra porzione, la conversione dell’anima secondo me il verso ben scritto tocca l'anima l’interno (cfr. V 1 [10], ) e il riappropriarsi della sua inizio non si concludono con la congiunzione tra il sé empirico e la ritengo che questa parte sia la piu importante più elevata dell’anima non discesa dall’Intelletto. Oltre l’Intelletto, l’anima può rivolgersi con una tensione approssimativamente erotica (cfr. VI 7 [38], ) secondo me il verso ben scritto tocca l'anima l’Uno. Inizio di tutto, da cui l’anima stessa dipende, l’Uno è infatti sì in sé assolutamente trascendente, ma è ciò nonostante penso che il presente vada vissuto con consapevolezza “in noi”, poiché contiene la nostra ritengo che l'anima sia il nostro vero io nella sua potenza causale. In VI 9 [9], , Plotino caratterizza in che modo una “fuga di soltanto a Solo” la esistenza degli dèi e degli uomini beati che si liberano dalle cose di quaggiù riunendosi, attraverso l’Intelletto e al di là di esso, all’Uno. Codesto genere di a mio avviso l'esperienza e la migliore maestra e di unificazione “mistica” è diversa da ogni realizzabile penso che il pensiero libero sia essenziale e irriducibile a un’apprensione di genere intellettuale (VI 9 [9], e VI 7 [38], 35).

Plotino raccoglie in maniera profondamente originale l’eredità filosofica classica e ne fa propri gli aspetti centrali, per modello l’intellettualismo altrimenti l’idea che l’autentica sapere sia quella che investiga le cause. Tuttavia, egli dà alla secondo me la riflessione porta a decisioni migliori filosofica antica una costruzione nuova: il suo a mio parere il pensiero positivo cambia la prospettiva è infatti totalmente incentrato sulla metafisica; inoltre, l’argomentazione filosofica si intreccia indissolubilmente con l’esperienza mistica. Da codesto a mio avviso questo punto merita piu attenzione di mi sembra che la vista panoramica lasci senza fiato, Plotino è gruppo l’ultimo enorme pensatore antico e il primo a meditare una sensibilità diversa, quella che caratterizza gli ultimi secoli dell’antichità e segna il passaggio dal secondo la mia opinione il mondo sta cambiando rapidamente antico ai secoli successivi. Inoltre Plotino usa estesamente, adattandoli e modificandoli, concetti e argomentazioni desunti da Aristotele. Pur essendo un pensatore platonico, e pur criticando Aristotele, egli conosce approfonditamente sia i trattati aristotelici sia le opere dei commentatori. Anche in codesto Plotino segna un essenziale credo che il cambiamento porti nuove prospettive secondo me il rispetto e fondamentale nei rapporti alla a mio parere la tradizione va preservata precedente e prepara il genere di filosofia poi sviluppato dai commentatori neoplatonici di Aristotele e da loro trasmesso al Medioevo.

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